LE MANI NEL CUORE – Laboratorio corporeo dal sentire al con-tatto.
“La mano è il vero organo della civiltà”
E. Fischer (scrittore, filosofo e critico tedesco)
Una delle esperienze piu’ belle di condivisione del mio lavoro vissuta fino ad oggi è stata quella di Napoli, dove ho potuto proporre e presentare il laboratorio corporeo “Le Mani nel Cuore – dal sentire al con-tatto”.
Il seminario esperienziale che desidero condividere oggi, si è svolto il 3 febbraio scorso a Napoli, grazie all’invito di Francesca e Pierluigi della ‘Tana Tai Chi Napoli Percorsi Armonici’, a cui vanno i miei più cari saluti e ringraziamenti.
Quando presento un laboratorio somatico dove l’esperienza corporea diventa la vera protagonista, mi accade che il tempo resti come sospeso in uno spazio alterato, nel quale è possibile accedere a diverse prospettive di osservazione di una realtà che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni.
Il primo obiettivo del percorso è quello di destrutturare e creare ‘spaziosità’ nell’ambiente, nel corpo, nella mente, al fine di permettere che emergano nuovi scenari e nuove visuali, per avere l’opportunità di meravigliarsi, proprio come reagirebbe un bimbo davanti alla scoperta, senza preconcetti, giudizi o aspettative.
Il tema proposto durante questo laboratorio, la relazione tra le mani e il cuore, è stato accolto con grande entusiasmo e curiosità dalle oltre 30 persone che hanno deciso di partecipare, tutte ignare inizialmente di cosa aspettarsi.
Un crescendo di fiducia nel concedersi di sentirsi a proprio agio nell’ascolto, e poi un’esplosione di sensazioni e condivisione tra tutti i partecipanti. Il clima caloroso e l’aria famigliare (Napoli è magica) hanno sicuramente aiutato, ma è stata la disponibilità, la pazienza e la solarità delle persone che hanno fatto la vera differenza.
Ringrazio tutti i partecipanti per essere stati così bravi nel seguire le mie indicazioni, nell’adattarsi a situazioni così nuove e articolate, alcune delle quali hanno richiesto un vero e proprio sforzo nel cambio di prospettiva.
L’arrivo a Napoli è stato lento e piacevole, il laboratorio corporeo era stato ampiamente promosso e pubblicizzato e la partecipazione è stata, come dicevo, notevole; l’entusiasmo reciproco scandiva il tempo.
Alle 10 di sabato 3 febbraio abbiamo iniziato.
Il gruppo emanava fin da subito una particolare capacità di presenza e forte intensità, la tanta curiosità da parte loro animava la stanza. Ho avuto il piacere di conoscere splendide persone provenienti da diverse estrazioni e professioni, ed era lì, in quel preciso momento, il tempo giusto per incontrarsi e connetterci.
L’alchimia che si era creata ha permesso che si aprissero i cancelli del cuore di tutti. Si è così manifestato un piacevolissimo incontro di anime.
Durante la pratica ho affrontato ed esposto diverse tematiche come la propriocezione, l’anatomia, l’embriologia, il rapporto e relazione tra cuore e cervello (con riferimento allo splendido lavoro del Prof. Carlo Ventura – amico fraterno con cui scambio frequenti pratiche somatiche e scientifiche).
Il laboratorio si è principalmente basato partendo dalla visione che il Rolfing® ha nel considerare sentire e osservare il corpo, attingendo poi alla pratica delle arti marziali tradizionali cinesi, in particolare il Taijiquan e il Tui Shou. Il mio intento era poter invitare le persone ad approcciarsi, attraverso un diverso modo di interpretare, ciò che solitamente vediamo, o meglio, pensiamo di vedere.
Partendo da un proprio ‘sentito’ e ‘percepito’ nel corpo, attraverso diversi livelli di sensibilità, ci siamo incamminati verso una diversa visione dell’embriologia, quasi evocativa, che permettesse a tutti di riconnettere parti di loro stessi, apparentemente lontane.
Si sono susseguiti forti momenti di grande empatia e commozione. Intensi attimi di un incontro di cuori dove le mani erano ormai este
nsione di cuori aperti nei confronti degli altri. Il cuore ha una potenza incredibile.
Infatti, durante una particolare esperienza corporea, mentre tutti erano in una precisa posizione, con le mani vicine al cuore e con il viso poggiato tra le mani, si è manifestata una forma di intimità, personale e soggettiva, molto intensa, che ha evocato quel momento particolare in cui l’embrione ha le mani il cuore e la testa vicinissimi, quasi indifferenziati. E’ stato possibile riassaporare quel legame, e dopo essere tornati in posizione neutra, ‘adulta’, è stato possibile mantenere viva e presente quella relazione.
E’ da chiedersi quanto di quella relazione sia rimasta presente nelle memorie delle mani e del cuore, e quanto sia possibile riattivare quel dialogo affinché ciò che facciamo con le mani sia sempre fatto con il cuore.
Ho invitato il gruppo ad affrontare il tema della relazione e della percezione corporea, e scoprire come le varie informazioni o i segnali che noi percepiamo tramite il contatto fisico ci rimandino informazioni e come queste informazioni vengono trasmesse al cervello attraverso le terminazioni dei nervi sensoriali presenti nelle dita.
I partecipanti hanno esplorato come i recettori periferici e le vie nervose trasportano i segnali propriocettivi al sistema nervoso centrale fino alla corteccia, rendendo particolarmente sensibile anche il più delicato movimento, impulso, e cambiamento di temperatura.
Le mani sono il ponte che ci connette al mondo esterno e permettono di entrare in relazione con ciò che è fuori da noi e dalla nostra struttura. Scopriamo il mondo attraverso il con-tatto, il gioco e la possibilità di creare, modellare, costruire, rompere e ricostruire. La nostra manualità ci permette di scoprire.
“La mano è il vero organo della civiltà” citava appunto E. Fischer (scrittore, filosofo e critico tedesco)
Quando da piccoli, ad esempio, quel gesto di prendere la mano di nostro padre, o di nostra madre, per compiere i primi movimenti, ha permesso a noi di esplorare il mondo, quella mano nella nostra mano, mano nella mano, ha accompagnato, aiutato, sostenuto, è stata il riferimento esterno con cui ci siamo relazionati con l’altro, ci ha permesso di avere fiducia, e affrontare l’esperienza necessaria.
Le mani di un figlio nelle mani di un genitore, una relazione, due cuori nelle mani, una magia.
Il cuore, insieme alla mano, è stato l’altro protagonista del laboratorio e attingendo dall’embriologia è stato molto bello far scoprire ai partecipanti come il cuore durante il suo sviluppo embriologico (circa in quarta settimana), al suo fianco appare una mano che esce e da quel momento si sviluppano insieme, mani e cuore.
Le mani, durante lo sviluppo embriologico, crescono come se ‘tenessero’ il cuore ‘in mano’.
Quanto è bella questa visione! Quanta importanza assumono ora le nostre mani sapendo e sperimentando il legame indissolubile con il cuore. Avere cura delle proprie mani è avere cura del proprio cuore, e questa è una risposta fisiologica in quanto non vi è separazione tra loro.
Infatti siamo soliti portare le nostre mani là dove abbiamo un dolore, è un gesto spontaneo, di protezione, forse anche per difendere il dolore che potrebbe accusare il nostro cuore. Spesso risposte emotive e preoccupazioni che coinvolgono la sfera emotiva, cercano conforto nel gesto della nostra mano.
Ho portato a conclusione il laboratorio unendo il lavoro fatto sulle mani a quello sul cuore con una pratica sul contatto, unione delle mani e dei cuori, culminato in un grande abbraccio di gruppo, a testimonianza di quanto sia stato forte lavorare attraverso le vibrazioni del cuore.
Andrea Brighi